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mercoledì 20 marzo 2013

Étienne Balibar: « Un racisme sans races »

  Un racisme sans races



Relations : Y a-t-il continuité ou rupture entre le racisme d’hier et celui d’aujourd’hui qui a banni le mot race ?
  


Étienne Balibar : Il y a nécessairement des continuités essentielles, d’abord parce que les modes de pensée ou de représentation qui s’enracinent dans les sentiments d’appartenance et dans les images de la communauté n’évoluent que très lentement, mais surtout parce que – contrairement à ce que mes précédentes remarques pourraient donner à penser – le racisme n’est pas simplement un phénomène psychologique; il a toujours une base institutionnelle. Il m’est arrivé de dire que tout racisme est un « racisme d’État » : c’est peut-être tordre le bâton exagérément dans l’autre sens. J’avais en vue la façon dont se développait en France l’idéologie de la « préférence nationale », autour de laquelle la droite et l’extrême-droite ont échangé une partie de leurs discours et de leurs électorats ; mais je crois quand même que tout racisme est inscrit dans des institutions et dans les « effets pathologiques » plus ou moins accentués liés à leur fonctionnement.

venerdì 25 maggio 2012

Jean-Jacques Rousseau e la società dello spettacolo. Presentazione, BO 29/5


  presentazione
  del libro di
Giuseppe Panella


 


Jean-Jacques Rousseau e la società dello spettacolo
(Firenze, Pagnini, 2010)

 

martedì 29 maggio ore 16

aula I
 Facoltà di Lettere e Filosofia
via Zamboni, 38

Università degli Studi di Bologna




ne discuteranno con l'autore:
Guglielmo Forni Rosa
Rudy M. Leonelli
Silverio Zanobetti
   interverrà  Manlio Iofrida

sabato 21 aprile 2012

Seminario: "Hegel et Nietzsche dans l’Histoire de la folie"

 
Università degli Studi di Bologna


Nel quadro del corso di Filosofia della Storia

( Laurea Magistrale - Erasmus Mundus )

del prof. Manlio Iofrida




il dott. Rudy M. Leonelli

terrà un seminario dal titolo:

Hegel et Nietzsche

dans lHistoire de la folie




 
Il seminario avrà luogo il 23 e 24 Aprile 2012
in Aula E, via Zamboni, n.34, dalle ore 13,30 alle ore 15.

venerdì 27 maggio 2011

Il "ritorno" del razzismo in Europa. Incontro - BO 27 maggio

Libreria delle Moline
Via delle Moline, 3/A
Bologna
venerdì 27 maggio
ore 18
Le forme del dominio. 
Razzismo  e  sessismo  tra  passato  e  presente

Discussione
a partire dal libro di

Alberto Burgio

Nonostante Auschwitz
Il "ritorno" del razzismo in Europa

copertina Nonostante Auschwitz - Burgio_THUMB.jpg
Roma - DeriveApprodi 2010


Intervengono

Vincenza Perilli
Mauro Raspanti

Seguirà un dibattito con
Alberto Burgio, autore del libro 
 

Il libro nasce dalla constatazione della evidente ripresa del razzismo in Europa. Il tabù del razzismo può dirsi ormai rimosso: si può ricominciare a dirsi razzisti, senza mascheramenti o pretesti. La domanda che si pone è dunque: perché ci ritroviamo in questa situazione, a soli settant’anni dai campi di sterminio nazisti?

Perché, nonostante Auschwitz, non siamo guariti dal razzismo La risposta deve coinvolgere la storia della modernità, la sua genesi, i suoi caratteri costitutivi. Tra razzismo e modernità sussiste un nesso strutturale, al punto che il razzismo deve essere considerato un ingrediente costitutivo della modernità europea. Tesi che viene documentata sul piano storico e argomentata sul piano teorico. Il libro analizza alcune tappe cruciali del processo di formazione delle ideologie razziste: il nesso con la cultura dei Lumi, l’intreccio con le ideologie nazionaliste, l’acme della violenza razzista nella distruzione degli ebrei in Europa. 

Da qui scaturisce un’analisi sul dispositivo ideologico che accomuna le diverse manifestazioni concrete del razzismo nel corso del tempo. L’invenzione dell’«altro» – nemico, infedele o deviante da escludere, perseguitare o sterminare – nasce dalla stigmatizzazione della diversità e conduce alla creazione della «razza maledetta» attraverso la naturalizzazione delle identità stereotipate.

lunedì 15 marzo 2010

Entretien avec Michel Foucault [1981]


Entretien avec Michel Foucault

réalisé par André Berten



Nel 1981 Michel Foucault fu invitato dalla Facoltà di diritto della Scuola di criminologia dell’Università di Lovanio a tenere una serie di corsi-conferenze da lui intitolati: Mal faire, dire vrai. Fonction de l’aveu en justice. Per l’occasione, nel maggio di quell’anno, il professor André Berten realizzò un’intervista filmata dal Centro audiovisivo dell’Università. Il fim è stato ripreso da FR3 nel quadro delle trasmissioni Océanique.





A. B. … Qu’est-ce qui a été le fil conducteur de votre réflexion, s’il est possible de répondre à un telle question ?

M. F. Mais c’est une question difficile que vu me posez. D’abord parce-que le fil conducteur, on ne peut guère dégager qu’une fois qu’on a été conduit au terme, et puis enfin, vous savez je ne considère absolument ni pas ni comme un écrivain ni comme un prophète. Je travaille, c’est vrai, en grande partie souvent au gré de circonstances, des sollicitations extérieures, de conjonctures diverses. Je n’ai pas du tout l’intention de faire la loi, et il me semble que s’il y a dans ce que je fais une certaine cohérence, elle peut être liée à une situation qui nous appartient à tous, les uns et les autres, dans laquelle nous sommes tous, plus qu’à une intuition fondamentale ou à une pensée systématique. C’est vrai peut-être depuis le jour où Kant a posé la question : « Was ist Aufklärung ? » c’est-à-dire qu’est-ce que notre actualité, qu’est-ce qui se passe autour de nous, qu’est-ce que notre présent ; il me semble que la philosophie a acquis là une nouvelle dimension. Plus, s’est ouverte pour elle une certaine tâche qu’elle avait ignorée ou qui n’existait pas pour elle auparavant, et qui est de dire qui nous sommes, de dire : qu’est-ce que notre présent, qu’est-ce que ça, aujourd’hui. C’est évidemment une question qui n’aurait pas eu de sens pour Descartes. C’est une question qui commence à avoir du sens pour Kant quand il se demande ce que c’est l’Aufklärung ; c’est une question qui est en un sens la question de Nietzsche. Je pense aussi que la philosophie parmi les différentes fonctions qu’elle peut et quelle doit avoir, a aussi celle-là, de s’interroger sur ce que nous sommes dans notre présent et dans notre actualité. Je dirai que c’est autour de cela que je pose la question et dans cette mesure je suis Nietzschéen ou Hégélien ou Kantien, de par ce côté là ...

* * *

La trascrizione in lingua originale dellintervista è stata pubblicata - con il titolo Entretien avec Michel Foucault - in “Cahiers du grif” n. 37-38, 1988, p. 9-19.
La traduzione italiana, Intervista a Michel Foucault [1981], a cura di Antonello Sciacchitano, è stata pubblicata in “aut-aut”, n. 331, 2006, p. 55-66.
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sabato 17 gennaio 2009

i nostri anni, un museo degli orrori (da rosalucsemblog)


Quando in Francia uscì la legge che proibiva l'ostentazione dei simboli religiosi - velo, kippah, crocifisso - nei luoghi pubblici, qui venne accolta con un coro di scandalo.
Eravamo laicisti, noi che ci facevamo venire qualche dubbio.
Ma il dubbio, signori miei, non era mica dovuto al nostro spocchioso considerare superstizione tali ostentazioni.

No, non volevamo appendere Voltaire in luogo del Cristo in Croce, costringer le musulmane a mostrare le cosce in nome della rivoluzione sessuale del '68, corrompere i piccoli ebrei con dei rustici prosciutto e formaggio.

Nossignori: sentivamo - già allora - la preoccupante sensazione che la religione stesse diventando il territorio d'elezione per uno "scontro di civiltà" che ci lasciava a dir poco freddi, essendo i nostri valori ancorati saldamente alla nostra costituzione, che garantisce pari dignità ad ogni fede così come a nessuna fede: ci veniva il dubbio che dovesse essere il meno pubblica possibile, la religione, e che bisognasse stroncare sul nascere e in ogni maniera la tentazione di fare della fede una bandiera, un simbolo divisivo, un'identità politica.

La nostra civiltà, quella che si riconosce nella nostra carta costituzionale e che ha le sue fondamenta non in una inesistente e millantata cultura "giudaico-cristiana" ma nell'illuminismo, garantisce ad ogni religione pari dignità e ad ogni cittadino il diritto di professare quello che più gli aggrada, o di non professare un bel nulla. E se ogni fede ha pari dignità di fronte alla legge, nessuna è più rappresentativa, giusta, accettabile di altre: la fonte della laicità (o del laicismo, chiamatelo come più vi aggrada) è separare la religione della cosa pubblica e renderla un fatto privato. Su questo, riflettevamo noi che avevamo dubbi e un po' di invidia per la laica Francia.

Ma ecco che ora quegli stessi che gridarono - allora - allo scandalo laicista, nei confronti di chi si augurava in una maggiore "privatezza" delle manifestazioni religiose, frignano di paura e si stracciano le vesti di fronte ai mussulmani che pregano davanti alla Madunina ...


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